giovedì 4 marzo 2010

Centotrentadue

132 giorni. Oltre quattro mesi fa in carcere moriva Stefano Cucchi. Ad oggi non si sa perché. Arrestato dai carabinieri perché trovato in possesso di sostanze stupefacenti, è stata perquisita la sua stanza a casa dopodichè è stato condotto in carcere dove ha trascorso la notte; il giorno successivo è stato processato per direttissima per essere poi condotto in carcere in attesa dell’udienza successiva. Da quell’udienza la sua famiglia non lo ha più visto. Se non dopo una settimana in un obitorio. Avvertiti dai Carabinieri che dopo aver suonato alla porta hanno comunicato: “servirebbe la vostra autorizzazione per l’autopsia sul corpo di vostro figlio” a genitori e sorella sbigottiti che non sapevano della morte di Stefano. Questi i fatti. Ad oggi, 132 giorni dopo, nessuno sa perché e come Stefano sia morto. E’ uscito vivo e senza segni sul corpo da casa sua consegnandosi nelle mani dello Stato (carabinieri, carcere, ospedale del carcere) per tornare cadavere con segni evidentissimi di pesanti maltrattamenti nelle mani della propria famiglia. Nessuno ad oggi sa dire perché. Eppure non era nelle mani di banditi, malavitosi o fuorilegge. Era in mano allo Stato. Nei giorni successivi si sono susseguite tutta una serie di ipotesi “ridicole” e vergognose per il buon senso e soprattutto per la famiglia. “E’ caduto”, “era in crisi di astinenza”, “l’ha ucciso la droga”. Si sono ovviamente anche accodati i soliti politici benpensanti, su tutti il ministro (lo so sembra impossibile ma è ministro) Ignazio La Russa che se ne uscì con un “non so come sono andati i fatti ma sono certo che le forze dell’ordine hanno fatto il loro dovere”, per rispetto di Stefano, della famiglia e di tutti i cittadini, magari prima di affermarlo era il caso di accertarsene, no? Oppure il sottosegretario (lo so sembra impossibile ma è sottosegretario) Giovanardi (facendo dopo qualche giorno le sue scue, non accettabili secondo me) che fu ancora più netto “Cucchi era in carcere perché spacciatore abituale. E’ stata la droga a devastare la sua vita ed ucciderlo”, voi sapevate che la droga provocasse lividi e lasciasse segni “fisici” sulla schiena? Io no. La famiglia ha avuto la forza ed il coraggio di pubblicare le foto del cadavere di Stefano e si è capito che non poteva essere così. Lividi, segni, corpo martoriato. Non può essere stata una caduta. E Stefano è uscito di casa che stava bene. Tutto quello che c’è stato dopo è mistero. E dopo 132 giorni il fatto è ormai “ LONTANO DALLA GIOSTRA CHE NON SI FERMA MAI ” specie da chi nelle notizie vede interesse solo se ci sono veline, scandali, sesso o teoremi di magistrati eversivi. Ed allora mi sembrava giusto ricordarlo. Ricordare che lo Stato 132 giorni fa ha visto morire un ragazzo 31 anni che aveva “in consegna” e da allora la famiglia non sa né perche né come e su questa vicenda stà calando il silenzio…..VERITA’ PER STEFANO…..
BIGNAMI: tutti possiamo sbagliare e quando lo facciamo è giusto pagare….ma come Stefano meritava la sua pena se aveva sbagliato, chi ha sbagliato con Stefano è giusto che abbia la sua pena….e la vita di un ragazzo di 31 anni non può essere meno importante di qualsiasi quantitativo di sostanze stupefacenti….

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