lunedì 19 luglio 2010

Ad ognuno i suoi eroi

Oggi che la sua scomparsa diventa "maggiorenne" è maggiormente forte la sua mancanza. 18 anni fà Paolo Borsellino e la sua scorta venivano fatti saltare in aria da un enorme quantitativo di tritolo. Una morte ed una strage annunciata, basta leggere ed ascoltare le parole di Borsellino in quel mese e mezzo trascorso dall'omicidio di Falcone al suo. "Siamo morti che camminano", "adesso toccherà a me", "sono un sopravvissuto ma la mafia ha già emesso la sua condanna". Queste le frasi che mettono ancora brividi e lucciconi ad ascoltare o leggere a 18 anni di distanza. Ieri promeriggio mi sono imbattuto nel film "Paolo Borsellino", interpretato grandiosamente da Giorgio Tirabassi, e da ieri ho un senso di grande "tristezza" quando mi ci fermo a riflettere. A pensare all'enormità del gesto di un eroe che andava incontro alla sua storia già segnata con testa alta e senso dello Stato. Un uomo la cui parola oggi dovrebbe essere "Vangelo" per i giovani nelle scuole, opera portata avanti per molti anni da Antonino Caponnetto (collega ed amico di Falcone e Borsellino) che per non far perdere traccia dell'attività dei due giudici teneva lezioni a giovani delle scuole superiori e medie. Opera così apprezzata dallo Stato che al funerale di Caponnetto non c'era nessun rappresentante dello Stato stesso. Il senso di malessere a pensare a questa strage è anche dovuto all'imbarazzante lucidità e certezza della sua fine che Borsellino sentiva come certa (che viene così chiaramente descritta anche nel film) e la stessa certezza che avevano gli uomini della scorta e che comunque non ha fermato nè l'uno nè gli altri che anzi si sono offerti volontari quando lo stesso giudice aveva deciso di riunciare alla protezione. Lo spessore di una figura del genere, di un uomo dello Stato che per lo Stato non abbassa la testa nè ferma il suo passo ed il suo operato pur sapendo che così andrà incontro ai kg di tritolo piazzati sotto casa della madre. Penso a questo eroe. E poi penso a chi, senatore della Repubblica e condannato in appello per mafia a sette anni di carcere, tiene una conferenza stampa portando ad esempio, elogiando e promuovendo ad eroe un mafioso acclarato e condannato. Poi penso che questo senatore è ancora oggi sotto inchiesta per altre attività poco chiare e che è da sempre braccio destro del nostro onnipotente Re e da lui difeso a spada tratta e lì si che tristezza, rabbia, sconforto e nausea salgono a livelli non descrivibili. Perchè mi sembra che così si uccida di nuovo Paolo Borsellino, non fisicamente ma moralmente. Lo si uccida nel suo pensiero, nella sua anima più profonda. A 18 anni da quella strage uno Stato che sia uno Stato dovrebbe far sì che nel percorso di ogni giovane e meno giovane " FALCONE E BORSELLINO LI' NEL TEMPO " fossero una presenza costante e un esempio. Di eroi ma anche di uomini di stato, di cultura, di spessore. Figure da portare avanti come compagni di viaggio della propria dignità.
BIGNAMI: per "riassumere" credo che la cosa migliore sia riportare le sue parole....

Purtroppo i giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un’istituzione antistato, che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della storia rovesciare questo percorso, formando giovani alla cultura dello stato e delle istituzioni...
Si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no !..I consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica...
Io accetto, ho sempre accettato, più che il rischio, la condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli...

La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare. dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro...

5 commenti:

  1. se non ci saranno altri "Borsellino", allora ... Buonotte all'Italia

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  2. Stesso brivido nel leggere il post di quando sono apparse le loro foto nel concerto del Liga.

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  3. Un ricordo che ad ogni anniversario mi emoziona. Quando sono morti avevo 15 anni e tutta l'incoscienza di quell'età, ma la loro morte mi è rimasta dentro. Mi emoziono nel ricordo, e con queste tue parole ancora di più...
    MdM

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  4. Oggi ricordo come allora:il dolore, lo sgomento, la paura, le lacrime che scendevano improvvise e spontanee...le stesse di Falcone. Nessuno c'è, e ci sarà, dopo di loro. Vivi solo nei nostri cuori.

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  5. Brividi, emozioni, lacrime....il giusto ricordo....

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