sabato 25 gennaio 2014

Un notevole capitale

Kiave di lettura n° 67

Gli ultimi due successi, anche se di dimensione diversa l'uno dall'altro, e tutto il suo CV precedente avrebbe fatto pensare ad un "cavallo sicuro", in realtà io qualche perplessità ce l'avevo.
Conoscendo infatti il soggetto e la trama di "Il capitale umano" avevo qualche dubbio, ovviamente non scaturita dalla polemica leghista (che merita solo un "no comment" seguita da una risata di scherno) ma dal non vedere un abbinamento automaticamente positivo tra lo stile di Virzì e la storia che avevo in parte capito sarebbe stata raccontata. L'ambiente che fa da sfondo al film infatti "SEMBRA UN POSTO IN CUI SI SCIVOLA" per rampantismo e mondo focalizzato su profitto e successo interpretato esclusivamente come percentuale di profitto e numero di macchine di lusso possedute.
Accanto a questo mondo, lateralmente, scorre la vita di una cittadina alle prese con teatri che crollano ed agenzie immobiliari dai titolari iper-ambiziosi che vorrebbero diventare parte integrante del mondo rampante e "vincente". La storia ovviamente si arricchisce di ulteriori fattori di condivisione e di contaminazione tra i due mondi, ma è soprattutto la modalità di racconto del film a renderlo particolare ed interessante. Strutturato come un libro diviso in capitoli, ognuno dei quali dedicato ai diversi protagonisti del film, che raccontano il percorso della storia con gli occhi diversi dei diversi soggetti interessati alla vicenda per poi confluire in un capitolo finale collettivo semplicemente perfetto.
Interpreti che recitano perfettamente la loro parte e fanno del film un grande racconto corale: Bentivoglio, Gifuni, Bruni Tedeschi, Golino ed un buon gruppo di giovani interpretano il capitale umano con precisione e capacità rendendolo un film davvero interessante e di spessore. La storia mostra l'aridità di un mondo che sempre più ha il sopravvento nel nostro paese e sulle difficoltà del resto del mondo di emergere rispetto al protagonismo sfrenato dei partecipanti del mondo suddetto. "Avete scommesso sulla rovina di questo paese ed avete vinto" è una frase che identifica perfettamente il tutto, la permanenza in quel mondo di chi pronuncia la frase rende ancora più centrato il quadro del tutto. I tic e la voglia di arrivare del personaggio di Bentivoglio mischiato alla spocchia altezzosa di quello interpretato da Gifuni sono una fotografia cruda ed aspra di un italiano medio, così tagliente da sembrare molto reale. Virzì riesce con una storia non banale ed una modalità di racconto particolare a fugare ogni mio dubbio iniziale ed a realizzare un film davvero da vedere, dall'inizio fino ai titoli di coda, raramente intensi ed esplicativi come in questo caso.
BIGNAMI: ancora un successo per Virzì che cambiando totalmente scenario e registro riesce a non perdere fascino e capacità di raccontare. Applausi sinceri.

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